Cassazione: condannato il Consulente dell’Azienda per la scarsa professionalità

scarsa professionalitàCon la Sentenza n. 21643 del 19 settembre 2017, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna, nei confronti del Commercialista e Consulente del Lavoro, al risarcimento del danno causato all’Azienda per la sua scarsa professionalità nella gestione dei rapporti di lavoro dell’Azienda Cliente.

In particolare, il Consulente non aveva consigliato all’Azienda di procedere al licenziamento di 3 lavoratori al termine di un periodo di Cassa Integrazione Guadagni. I 3 lavoratori hanno, quindi, avviato un’azione legale nei confronti dell’Azienda, la quale è stata costretta ad un esborso di circa 90 mila euro.

 

L’Azienda Cliente, dunque, oltre a non riconoscere l’onorario al Consulente, ha chiesto allo stesso parte dei danni subiti.

La Corte di Cassazione ha quindi riconosciuto una corresponsabilità del Consulente, per aver mal gestito i licenziamenti dei 3 lavoratori, confermando il risarcimento del danno nei confronti dell’Azienda.

ESPOSIZIONE DEL FATTO

Con atto di citazione notificato il 24.07.1998 la società SRL proponeva opposizione al decreto ingiuntivo del 22.05.1998 con cui il Tribunale di Padova le aveva ingiunto di pagare, a favore del consulente, la somma di £ 67.058.340, oltre interessi e spese, a titolo di compenso per prestazioni professionali. La SRL deduceva che non era stata provata l’attività svolta, che nella parcella vi erano voci per attività non richieste e che il commercialista e consulente del lavoro di essa opponente, aveva gestito male i rapporti di lavoro dei dipendenti.

L’opponente chiedeva pertanto la revoca del decreto ingiuntivo per sentir accertare che i compensi per le attività indicate ai punti 3 c), d) ed e) della parcella non erano dovute ed, in via riconvenzionale, la condanna dell’opposto al pagamento di £ 90.000.000, a titolo di risarcimento dei danni, poiché, a causa dell’erronea gestione dei rapporti di lavoro dei tre lavoratori era derivata la condanna a carico di essa opponente.

L’opposto resisteva.

Il Tribunale di Padova, in parziale accoglimento dell’opposizione, revocava il decreto ingiuntivo e condannava la SRL a pagare al consulente la somma di euro 9.128,78 oltre interessi al tasso legale dalla domanda al saldo e rigettava la domanda riconvenzionale di risarcimento dell’opponente, non ritenendo provata la responsabilità del consulente.

La Corte d’Appello di Venezia, in parziale riforma della sentenza di primo grado, condannava il consulente al pagamento, in favore della SRL, della somma di euro 30.987,425 a titolo di risarcimento dei danni, oltre a rivalutazione monetaria ed interessi dal giorno del pagamento effettuato ai lavoratori fino al saldo, ritenendo configurabile la concorrente responsabilità del consulente, in ragione del 50%, unitamente alla società, per i danni derivanti dall’azione giudiziaria intrapresa dai lavoratori e conclusasi in loro favore.

Condannava la SRL al pagamento in favore del Consulente della somma di euro 22.785,80, oltre ad interessi, dal deposito del ricorso per decreto ingiuntivo fino al saldo, essendo dovuto il compenso anche con riferimento alle prestazioni eseguite prima della scadenza del termine contrattuale e per le quali la risposta dei creditori giungeva in epoca successiva.

Compensava tra le parti i 2/3 delle spese di lite, con esclusione di quelle del procedimento monitorio poste a carico del consulente, e condannava quest’ultimo al pagamento del residuo terzo delle spese.

Per la cassazione di detta sentenza propone ricorso, con due motivi, il consulente.

 

Fonte: Paghe Facili.

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